Ritrattomarta

Marta vive e lavora ormai da sempre a Valeriano (PN), dove cominciano le Prealpi Carniche e scorre il fiume Tagliamento. Quando guardo le sue fattezze, i suoi a volte molto profondi occhi blu, i suoi lunghi capelli biondo cenere, il suo mento un po’ squadrato, fiero, forse ostinato, forse un po’ provato, che di lei mi ha sempre detto molto, così come le rughe che cominciano a disegnarlesi attorno agli occhi, penso non so perché a quelle popolazioni che si dice un tempo abbiano popolato questi luoghi, quei Celti che immagino forti e probabilmente sanguinosi, che adoravano antichi dei e si raccoglievano di notte attorno a un fuoco. I suoi occhi li ho visti, raramente, ma li ho visti, in qualche quadro. La sua voce racconta a volte di miti e simboli, cancellando il presente, o meglio avvolgendolo lungo una storia meno conosciuta, meno quotidiana, che ne illumina altri piani, lo rende più profondo. Credo che questa sia una chiave per leggere le sue opere. Chi la conosce conosce il suo cuore, la sua capacità a volte inquietante di cogliere anche quello di chi le sta di fronte. Credo che anche questa sia una chiave per leggere le sue opere. Addirittura, ma qui mi sto spingendo troppo oltre, il suo vivere. L’emotività, nel senso di sentimento, è sovraordinato alla forma. E poi, ma solo per chiudere, voglio ancora dire le sue mani. E la terra.

 

Fabio Garzitto, 3 aprile 2016

È meglio una porta aperta o una chiusa?

I famosi cocci di bottiglia sul muro di Montale o la loro assenza?

Si capiscono di più le cose, i fatti, con difficoltà o con facilità?

Spesso mi faccio queste domande e mi do incerte risposte.

È più facile conoscere Marta dopo più di quindici anni di convivenza o la naturalità toglie mistero alla conoscenza?

Spesso, non capire tutto della Tempesta del Giorgione mi dà fastidio, ma nello stesso tempo le fa aumentare il suo fascino.

Forse i miei rapporti professionali con Marta sono un po’ plastici, tendono a capire le tecniche sovente piuttosto complesse del legno e della ceramica.

La porta chiusa e le bottiglie aguzze avvicinano o allontanano la conoscenza?

La difficoltà avvicina la comprensione.

I processi creativi di Marta sono molto difficili.

Partono da una quantità di racconti, di immagini, di miti, per fermarsi a mettere a fuoco una sola immagine che possa dare l’idea del tutto.

È un processo molto complesso, ma se la porta fosse aperta, e i cocci di bottiglia fossero smussati si capirebbe troppo e subito, togliendo mistero.

 

Vittorio Basaglia, 10 luglio 2004

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